Teatro

Tornare all'Epos e dare vita a consorzi teatrali. Le visioni di Luca Barbareschi

Tornare all'Epos e dare vita a consorzi teatrali. Le visioni di Luca Barbareschi

Dopo la gestione nella stagione 2001/2002, Luca Barbareschi torna alla Direzione Artistica del Teatro Eliseo. Subentrato alla vecchia gestione, in soli pochi mesi ha rivoluzionato e cambiato rotta ad un teatro storico sull'orlo del precipizio.

Nei suoi trent’anni di intensa e ininterrotta attività, Luca Barbareschi spazia tra teatro, cinema e televisione, ora in qualità di attore, ora in veste di produttore, regista, sceneggiatore o conduttore.

Fonda una società nel settore informatico, la Glamm Interactive, e, con Nichi Grauso, la Video Online. Crea una casa di produzione, la Casanova. E’ ideatore e direttore artistico della prime due edizioni del Futurshow di Bologna, fondatore e azionista della Four Point Entertainment, produzione con sede a Los Angeles, per la quale conduce negli anni ‘90 centodieci puntate di “That’s amore”, show televisivo di enorme successo. 

Produce più di 500 ore per la Fox in America e per la Think Entertainment a Londra.
La carriera teatrale di Luca Barbareschi comprende oltre trenta spettacoli, nella maggior parte dei quali ricopre il ruolo di protagonista e regista.Tenace, poliedrico, preparato e sognatore. Così possiamo definire l'artista/imprenditore, forse uno dei pochi rimasti in grado di far sentire la sua voce. Così racconta a Teatro.it il 'nuovo Eliseo'.

Di nuovo al Teatro Eliseo come Direttore Artistico. Quali sono i suoi obiettivi?
Si, torno al Teatro Eliseo dopo che sono stato Direttore nel 2001. La Direzione è una mia scelta dato che ho acquistato questo spazio. Sono 40 anni che faccio teatro, ho diretto tanti spettacoli e l'unico modo per poterlo fare nella mia visione è averne uno. E' una scelta in forma privata, non c'è di mezzo la politica. Ho 59 anni e non ho mai avuto proposte di nomine. Ho rilevato il teatro a Gennaio perché credo che sia necessario investire in cultura e creatività. Uno degli obiettivi è recuperare e riconsegnare alla città il suo teatro più glorioso per renderlo polo multimediale d’eccellenza.

Come pensa di poterli raggiungere?
Considero la situazione attuale e credo che sia e sarà fondamentale la coerenza. Importante è il ruolo delle istituzioni. Ho investito oltre quattro milioni e mezzo di euro in un momento in cui i tagli alla cultura toccano il 70% dei fondi. Al momento riusciamo a far partire la stagione ma ci sono dei punti di domanda che avrebbero necessità di risposta per garantire una sostenibilità nel tempo. Purtroppo bisogna fare i conti con l'economia e capire quanto il pubblico teatrale possa contribuire alla riuscita del progetto. Per questo, confido in uno scossone da parte del Ministro. 
Se all'Argentina vengono concessi sette milioni di euro e per le altre realtà non ci sono interventi, l'unico modo ipotizzabile per la sopravvivenza della realtà stessa sarebbe quello di far pagare un biglietto pari a 400 euro. Bisogna allinearsi con le politiche economiche europee. Non abbiamo leggi adeguate e si cade nel 'due pesi, due misure'
Abbiamo un Teatro Stabile a Genova che negli ultimi anni ha prodotto spettacoli molto validi, è stato fondato nel 1951, ha tanti anni di vita alle spalle e non è stato ancora riconosciuto Teatro Nazionale. A differenza di altri teatri nel nostro paese. Non si può tener conto solo degli algoritmi, bisogna bilanciare tutto. Viviamo ancora la condizione che solo per la lirica viene riservato il 70/80% del Fus. E' necessario un cambiamento!

E' una vera e propria sfida quindi?
Si è una sfida, inevitabilmente. E mi fa molto arrabbiare. Il teatro a Roma è morto, perde continuamente pubblico e si trasforma in grottesco. Per carità, anche il grottesco ha il suo fascino ma in questo caso è senza epica. Quindi continua il suo destino l'oblio. Anche la stampa, leggiamo pagine intere destinate ad una politica che nemmeno ci rappresenta più mentre a spettacoli teatrali di valore viene relegato uno spazio ridotto, spesso un trafiletto. E' un danno enorme per la cultura che già viene penalizzata da una mancanza di unità linguistica, se la facciamo scontrare con il giornalismo becero e ignorante possiamo tranquillamente rientrare nella lente dell'Antica Roma con la quale spesso siamo osservati.

E' un cartellone ricco, interessante e vario nelle offerte culturali. La scelta, vista con gli occhi del pubblico, è stata complessa?
Diciamo che ho basato il lavoro partendo dalle mie scelte, sulle mie esperienze e non pensando 'ma Ivanov piacerà a Genova?' o 'Il grande dittatore può funzionare a Milano?'. Abbiamo costruito l'offerta non solamente con gli occhi rivolti al cartellone ma offrendo ad esempio giornate dedicate alla classica o alla scienza. L'unica cosa di cui non ho tenuto conto è la scelta politica. Ho selezionato i testi considerando gli archetipi del pubblico (in ultimo gli attori) cercando di proporre temi attuali come ad esempio il conflitto oriente ed occidente di 'Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad' oppure la morte della speranza con un testo di Cechov. Ho tenuto molto conto delle eccezionalità culturali italiane, rappresentate dagli artisti presenti in cartellone. Non ho trascurato il classico come 'Il grande dittatore' o una versione particolare del 'Re Lear', legandolo a temi importanti come il bullismo di 'Arancia Meccanica'. Ho creato un bouquet di offerte di qualità e spero che possa essere apprezzato dal pubblico.

Come hanno reagito gli artisti che fanno parte di questo progetto, lo vivono come una sfida anche loro oppure come opportunità?
Io ringrazio tutti, Lavia, Cecchi, Placido per citarne alcuni. Non so esattamente cosa pensa ognuno di loro, certo è che anche per loro effettivamente è una sfida visto che sono presenti in cartellone con un compenso a percentuale.

Ci sono grandi esclusi dal cartellone?
Diciamo che io ho chiesto anche ad altri ma alcuni erano già impegnati, altri magari sono stati guidati dallo scetticismo. I tempi comunque erano stretti, abbiamo iniziato i lavori a gennaio, appena in tempo per presentare la domanda al Fus. In quattro mesi abbiamo realizzato due cartelloni, quattro eventi, chiuso partnership importanti. Tutto questo già è un ottimo risultato. Alla conferenza stampa di presentazione non credo di essermi mai emozionato così tanto. Eppure ne ho presiedute. C'erano oltre duecento persone e sono rimasti fuori molti giornalisti. Quello che manca credo siano due cose: l'adozione di un teatro da parte un artista che ne ha la possibilità e la realizzazione di teatri consorziati. Benigni, Valsecchi, dovrebbero adottare un teatro, realizzando così insieme un'industria culturale di alto livello. Non è una realtà insolita, in Italia sono già esistenti queste forme di collaborazione. Se penso che l'Eliseo per la sua storia ha un brand molto forte, riconosciuto in Europa addirittura più del Piccolo di Milano, mi chiedo perché non allinearsi con quello che accade con molta frequenza in altri paesi.

Quale è la visione che ha del teatro off?
Vivono una situazione difficile. Il danno vero credo sia avvenuto nell'abbassare il prezzo del biglietto per superare il momento di crisi. Ci sono realtà che offrono spettacoli interessanti come le famose cantine romane, il Cometa Off. Anche il Golden ha lavorato con intelligenza, con proposte leggere ma di garbo e qualità. Nel cartellone ho inserito spettacoli provenienti dall'Off come 'Thanks for Vaselina' debuttato all'Orologio. Certo non posso prendere tutti ma la considerazione c'è.

Ultima domanda. Un messaggio ai lettori?
Spero che la gente apprezzi questo cartellone e che separi la nuova gestione dalla precedente. E' stata una gestione errata della quale non sono responsabile e per la quale non posso assumermi oneri. Quello che è accaduto prima non deve intaccare la fiducia in questa nuova veste dell'Eliseo.